CAMMINARSI DENTRO (68): Un dolore qualsiasi

Raccontare un dolore senza dire il dolore è possibile? Attenersi all’essenziale, senza fronzoli né fuoriuscite dal mondo. Sarebbe perfetto.
È andata così. Giocavamo come sempre io e i miei fratelli non ricordo più quale gioco e come sempre perdemmo i freni. Ci rimisero le suppellettili di casa e mia madre come sempre promise che avrebbe raccontato tutto a nostro padre. Avvenne puntualmente. Lei fu testimone fedele dell’accaduto. Mio padre irascibile come sempre si scatenò su di noi. La novità quel giorno fu che non mi trovò. Decidemmo che mi sarei nascosto in casa. Il nascondiglio era perfetto. Un alto mobile con lo specchio era sistemato in modo da coprire uno dei quattro angoli di una stanza. A terra, due sacchi pieni di panni che non usavamo più e che avremmo dato ai poveri. Con le gambe raccolte sul petto, in modo che non fosse possibile vedermi, mi accucciai spaventato e lì rimasi per due o tre giorni. Mia sorella provvedeva al cibo. Uscivo per il bagno quando mio padre andava a lavorare. Naturalmente, non mi trovò. Mio padre comprendeva bene che gli altri in casa mi proteggevano. Cercò di capire chi lo stesse tradendo. Senza successo. Mia madre si adoperò perché si calmasse. Il tempo trascorso suggerì di abbandonare il gioco. Uscii dal nascondiglio e tutto tornò come prima. Con le punizioni di sempre. Quel giorno la paura era stata troppo grande, perché grande era l’ira di mio padre. Nel mio rifugio appresi che c’è modo di nascondersi, anche se per una sola volta. Che c’è un riparo al dolore e alla paura. Forse anche un rimedio, perché eravamo ogni giorno esposti. Il nostro cuore era sempre a nudo. Per quanto facessimo per costruire nascondigli, le punizioni arrivavano puntuali ogni giorno della nostra vita.

Quando ho scoperto in un piccolo testo di psichiatria le parole di Thomas Hobbes – “Il sentimento fondamentale della mia vita è stato la paura” – sentii di poterlo condividere. Chissà se contribuisce ancora il ricordo della paura di quel giorno lontano a farmi pensare che non dovesse essere diverso per me negli altri giorni della mia vita, prima che emergessi alla consapevolezza! Per questo, oggi odio chi usa la paura contro i miei simili. Io penso che più criminale dei criminali è chi politicamente si serve della paura per costruire una realtà che non è reale, fatta di violenza e di menzogna. In questo non ci vedo la dignità dell’educazione che si impartiva un tempo. Solo calcolo e guadagno personale. Allora, penso che obbedire alle leggi ed essere onesti è difficile, ma non mi riesce di fare altro, forse proprio grazie alla severità di mio padre, che mi voleva severo con me stesso come lui lo era con se stesso. Egli non conosceva la saggezza dei versi del poeta Pope ma, come direbbe Edgar Lee Masters,  si trattava di un verso di verità e di bellezza quello che poi attribuii a lui, per spiegarmi la forza del suo carattere: “Recita bene la tua parte. In questo consiste l’onore”.

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