Camminarsi dentro (7): Modi di morire

E’ in coincidenza con la recensione di Umberto Galimberti – La morte, il destino, la scienza, pubblicata da la repubblica il 2 febbraio – all’opera del medico di base inglese IONA HEATH, Modi di morire, BOLLATI BORINGHIERI che mi sono ritrovato a pensare ancora come sia indispensabile nell’azione educativa includere nell’orizzonte delle attese un giusto sentimento del tempo, per aiutare i ragazzi a non restare vittime delle illusioni.
Il tossicomane è specialista nel campo delle illusioni. Di tutte le mode non se ne lascia sfuggire una. Anche nel caso del costume, dei valori collettivi, abbraccia facilmente l’idea che non si debba mai morire, che morire sia quasi uno sbaglio. Sicuramente, posticiperà nel tempo il congedo dalla vita fino a farne una meta indistinguibile tra altre, a cui è meglio non pensare. Claude Olievenstein ritiene che la tossicodipendenza sia connessa all’angoscia di morte, che sia un tentativo ripetuto e fallimentare di esorcizzarla. D’altra parte, l’anestesia morale che è in grado di procurare l’eroina porta con sé quell’alterazione del tempo che conosciamo bene, che riduce il ragazzo a vivere in un eterno presente, meglio ancora: al di fuori del tempo. Se l’uomo è abitatore del tempo; se è, come pensavano i Greci, il mortale, allora bisognerà dire con Galimberti che non muore perché si ammala, ma si ammala perché fondamentalmente deve morire.
L’opera recensita dal filosofo ci aiuta a comprendere come il modo di morire sia cambiato nel tempo, tanto che oggi non sappiamo farlo più come erano in grado di fare gli uomini in antico. Non sappiamo accettare serenamente ciò che ci aspetta e che sappiamo bene potrà solo tardare ad arrivare. Il destino di morte che ci attende rende la percezione del tempo di vita come un tempo breve, da riempire bene, per non sciuparne nemmeno gli attimi. C’è, però, chi si affanna soltanto, senza riuscire mai a contemplare con distacco la vita, pur in mezzo alle cose più appassionanti. Una percezione adeguata del tempo aiuterà a dare la giusta dimensione alle cose e a congedarsi dalla vita dignitosamente, arrivando preparati all’appuntamento con l’ora che non ha sorelle.
Dentro il tempo è più facile sentirsi vivere, camminarsi dentro, patire lo scorrere delle giornate come vita che se ne va, che ci viene tolta… ma senza rimpianti né recriminazioni. Io vivo i miei sessant’anni senza malinconia: ho avuto tanto dalla vita. Sono pronto.

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