VERSO LA TERRA INCOGNITA (2): Alla scoperta di sé, degli altri, del mondo. Cosa rende possibile il cammino? Identità e differenza. Perché è arbitraria una ragione che esclude l’Altro.

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Essere in movimento è essere in cammino, è fare esperienza del mondo, crescere. Ma cosa c’è all’origine di questo movimento? Che cosa significa partire? Da cosa ci separiamo? Cosa ci muove?

Il ‘primo tempo’ per noi è il cammino verso se stessi, ma non è ‘primo tempo’ cronologicamente, come se necessariamente dovessimo ‘prima’ trovare noi stessi ‘e poi’ andare in cerca del mondo. Oltre tutto, non raggiungeremo mai noi stessi compiutamente e definitivamente: siamo sempre in cammino, siamo sempre impegnati a crescere. La scoperta di noi stessi non è solo rinvenimento di verità a noi sconosciute: raggiunta la maturità, quando si ha la sensazione di non crescere più, in realtà si continua a crescere, grazie al contatto con gli altri e con il mondo, che favorisce nuova conoscenza e dunque ulteriore crescita.

In realtà, noi cerchiamo noi stessi e contemporaneamente cerchiamo gli altri e cerchiamo il mondo. Già ‘all’inizio’ ci accade di scoprire qualcosa di noi attraverso gli altri e attraverso il mondo. Dunque, assumere il cammino verso se stessi come ‘primo tempo’ è una scelta solo espositiva, resa necessaria dal fatto che più difficile si rivela il compito della scoperta di sé, che è poi dialogo con se stessi, non mera contemplazione di un quadro immobile di conoscenze: so di me; so tutto di me; so chi sono.

Dialogo con se stessi significa che individuo me stesso come un altro con cui poter dialogare: in me stesso c’è dell’altro, non solo la coscienza irriflessa di me. Mallarmé ha detto di sé: Je est un autre, Io è un altro. Freud ci ha rivelato l’esistenza di regioni profonde della coscienza, nascoste allo sguardo dell’Io cosciente. Franco Rella sostiene che il soggetto è plurale.

Quello che preme dire, però, ora è che non siamo un semplice: in noi c’è duplicità, addirittura molteplicità. Di più, noi possiamo – senza sdoppiarci – indagare sulla nostra natura di individui, ascoltandoci vivere: le ‘voci’ del nostro vivere sono il suono della nostra voce, i gesti, i passi, le scelte, i fatti, le illusioni, i risultati, la fisionomia che assumiamo agli occhi degli altri. L’esame di ciò che abbiamo fatto – ad esempio, al termine di una giornata – ci aiuta ad osservare noi, la nostra vita, il risultato delle nostre azioni. Così facendo, riusciamo a comprendere non solo ciò che abbiamo fatto e che sta lì, con il suo carico di oggettività. Ci interroghiamo sulle ragioni del nostro fare, cosa ci induca ad agire in un modo e come si possa agire diversamente, se carattere e circostanze ce lo consentono.

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VERSO LA TERRA INCOGNITA

Le basi dell’educabilità di un Educatore (in Exodus) sono tre: muovere verso se stessi, verso gli altri, verso il mondo. La condizione dell’educabilità dei ragazzi dipende interamente dalla capacità di educare se stessi.

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