CAMMINARSI DENTRO (188): Ancora sull’Ospite inatteso

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Martedì, 29 marzo 2011

Il tono di un incontro è il ritmo dei passi fatti insieme, la qualità dell’accordo raggiunto con qualcuno, ma soprattutto la natura, l’essenza, la spia di una realtà profonda e vera, anche misteriosa che unisca, piuttosto che dividere. Io dicevo con Valéry: la verità è il tono di un incontro. Posto che ‘incontro’ vale come scoperta di un legame possibile che progressivamente si fa sempre più saldo, fino al punto che lo percepiamo come indistruttibile: calda amicizia, amore adulto, stima che duri per decenni senza che nulla intervenga ad incrinarla; posto che si dà incontro quando diciamo di essere stati fortunati ad incontrare una persona, che non vorremmo perderla di vista, ché ci sentiremmo più poveri, impoveriti dalla perdita…, tutto ciò che interviene a dare tono, a far vivere con armonia le persone, pur in mezzo alle necessarie incomprensioni, risulterà vero, cioè autentico, e le parole saranno veridiche, e le intenzioni sincere, e pensieri, parole e azioni saranno congruenti, non contraddittori.

Ci accade di scoprire piacevolmente che il tempo provvede a rendere sempre più chiaro, più limpido, più trasparente ciò che era già franco, spassionato, convincente, perché basato sui riconoscimenti reciproci. Il benessere spirituale che ricaviamo dal contatto e dallo scambio di idee proviene sicuramente dalla capacità dell’altro di corrisponderci, addirittura di anticipare la manifestazione da parte nostra di bisogni e desideri. E il modo in cui si manifestano ‘cercato’ e ‘trovato’ è vibrante emozione, rinnovato stupore e gioia.

Tra le tante cose belle che ci riserva la vita la più bella perché più di tutte fonte di viva emozione è sentire la voce calda di chi è contento di sentire la nostra voce, di sentire il respiro dei nostri giorni, il ritmo dei nostri racconti. E’ stato detto giustamente da Shakespeare che bisogna andare incontro alla vita come ci viene incontro, cogliendo ogni più piccolo istante di felicità e di custodirlo nel proprio cuore come cosa preziosa da non disperdere in vane recriminazioni o in ostinate domande.

Dei tanti sì alla vita che occorre pronunciare il più convinto deve essere quello che riserviamo allo sguardo premuroso e benevolo di chi non trova faticoso e inutile perdonare le nostre intemperanze e gli accessi d’ira. Non dovremo nemmeno chiedere perdono a chi ci inonderà l’anima con il suo sorriso e non smetterà mai di ringraziare, impedendoci quasi di fare altrettanto, mentre il nostro cuore trabocca di gioia e la piena degli affetti non trova modo di dire a sua volta grazie per il bene ricevuto.

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