La relazione d’aiuto

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Documentazione scientifica per la formazione degli Educatori che operano nei Centri di ascolto
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L’espressione “la prospettiva relazionale” coincide con un titolo del 1978, anno di pubblicazione in Italia dell’opera (del 1976) La prospettiva relazionale. I contributi del Mental Research Institute di Palo Alto dal 1965 al 1974, a cura di Paul Watzlawick e John H. Weakland, Casa Editrice Astrolabio. Ad essa dobbiamo la scoperta di concetti e pratiche ancora vive nell’ambito psicoterapeutico. C’è da dire subito, però, che le professioni d’aiuto nel campo sociale sono interessate al lavoro sociale, non al lavoro psicologico: la prospettiva relazionale sociologica enfatizza l’idea delle azioni condivise in vista di scopi «aperti», mentre la prospettiva relazionale psicologica punta alla comprensione di quelle strutture di relazioni patologiche che intrappolano i comportamenti individuali per effetto di interazioni plurime ripetute. Alla base dei due diversi paradigmi troviamo le due distinte ottiche con cui può essere osservata la relazione sociale: una ci consente di pensare a un’azione sociale nel vero senso del termine, dove i soggetti sono relativamente liberi di fabbricare il loro futuro e le loro condizioni del vivere, l’altra, invece, ci spiega come si determinano i meccanici condizionamenti che costringono gli attori a comportarsi in modi fissi e spesso estranei alla loro possibilità di comprensione. Quando la relazione sociale si fa relazione educativa, non basta la sociologia per spiegare la vita della relazione: entra in gioco la moderna psicopedagogia, che non può prescindere dalle conoscenze psicologiche.

Un punto di partenza per me è dato sicuramente dalla questione delle emozioni degli operatori nella relazione d’aiuto. E’ per questa via che lo «scambio di risorse» si chiarisce nei termini

Subito dopo c’è da chiedersi cosa siano le emozioni, i sentimenti, gli stati d’animo. Sarà utile impegnarsi a

conoscere le emozioni (e i sentimenti e gli stati d’animo) e

conoscere (se stessi e gli altri) con le emozioni (e con i sentimenti e con gli stati d’animo). Esplorare la sezione Educazione emotiva e socioaffettiva dal Catalogo della Casa editrice Erickson.

Note 1. Il libro della casa editrice Erickson dedicato all’argomento è nato per aiutare gli operatori sociali e sanitari a raggiungere una maggiore consapevolezza dei propri vissuti personali. Invita a scoprire come l’invecchiamento, la disabilità e la morte che l’operatore vive in prima persona sul lavoro o nella propria famiglia abbiano un significato profondo per la sua professione. Se l’operatore accetta di confrontarsi con queste problematiche fondamentali, migliorerà la qualità del suo lavoro, con un indubbio vantaggio anche per i suoi utenti. Il volume è rivolto soprattutto a chi lavora con persone anziane e morenti, ma anche con persone giovani che sono diventate “improvvisamente vecchie” a causa di una disabilità cronica. La parola transfert descrive i sentimenti che gli utenti hanno verso gli operatori. La parola controtransfert si riferisce invece a tutti i sentimenti che gli operatori provano nei confronti degli utenti. In molte circostanze sono i sentimenti degli operatori – più ancora che le reali condizioni degli utenti – a determinare la qualità dell’assistenza fornita, e i loro pregiudizi, personali e professionali, possono condurre a prese in carico, diagnosi e trattamenti non corretti. Quando l’operatore non è consapevole e non controlla le sue paure rispetto alla morte, al suicidio, all’AIDS, a temi delicati o scabrosi (come ad esempio la sessualità), lo stress professionale e il burn-out si verificano con maggiore frequenza.

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