Contributi a una cultura dell’Ascolto CAMMINARSI DENTRO (254): Leggere don ANTONIO MAZZI, Mattutini

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Sabato 20 agosto 2011

I camminatori veri sanno dove appog- giare i piedi e dove appoggiarsi con le mani. Come il “lampadiere”: colui che mette la luce in cima alla canna e mette la canna sulla spalla con la luce rivolta all’indietro, in modo che altri possano seguire tranquillamente il sentiero. Mi sono chiesto come può il lampadiere vedere il sentiero. Mi piace pensare che ci sia un cammino già tracciato, un terreno sicuro dove appoggiare il piede solcato da migliaia di tracce che altri prima hanno lasciato. Così il cammino del “lampadiere” risulta sicuro. E’ forse questo lo stare dalla parte buona della vita?

Il 3 ottobre 2009 don Antonio Mazzi, uno dei miei Maestri, distribuì ai suoi Educatori una copia con dedica dei suoi Mattutini [vedi anche il Mattutino e Sentinella del mattino], edito dalla Fondazione Exodus Onlus in ottobre dello stesso anno. Quando lo abbiamo ricevuto dalle sue mani, era fresco di stampa. Da allora lo porto quasi sempre con me. Se affronto un lungo viaggio, lo porto senz’altro. Non è solo un ‘testamento spirituale’: contiene questioni aperte e inviti alla riflessione che non si lasciano esaurire con una sola lettura.

Il privilegio di essere stato al suo fianco dal 1992 ininterrottamente, di aver lavorato per lui in silenzio, senza chiedergli mai nulla, di aver ricevuto in dono ogni volta un viatico per l’azione è senza prezzo. Dopo aver iniziato nel 1989 in un Centro di ascolto a fare quello che ho continuato poi con Exodus, posso dire che essere diventato parte della sua Comunità, Educatore riconosciuto, costituisce per me un compimento. Sentirmi suo figlio è possibile da quando lui per primo ha dichiarato di voler essere riguardato come padre.

La data di consegna dei Mattutini costituisce un’altra svolta, assieme a tutti i momenti che è difficile enumerare, in cui siamo stati talmente vicini che è stato necessario il pianto commosso a trattenerci da un abbraccio da cui non ci saremmo sciolti più.

L’ultima volta che l’ho sentito, in dicembre a Milano, ci ha raccomandato di imparare a piangere senza asciugarci le lacrime. Già in precedenza aveva raccomandato di fare tesoro della propria fragilità.

L’ultima frontiera su cui stiamo lavorando è la foresta dei sentimenti, in cui dobbiamo imparare a muoverci assieme agli altri. La speranza di essere i lampadieri che ha indicato come insegna morale e come compito guida tutti i nostri passi. Dentro i nostri Avamposti teniamo viva la lampada della speranza, perché la sua luce non abbia mai a mancare a chi non ne ha.

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