CAMMINARSI DENTRO (307): Leggere Massimo Recalcati e Duccio Demetrio

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Domenica 20 novembre 2011

Il XXIII Capitolo di Exodus, che si è tenuto a Sirmione sul Garda dal 1° al 4 ottobre 2011, aveva come tema: Dove c’è casa c’è festa e c’è perdono.
Il XXIV Capitolo (1-4 ottobre 2012) avrà come tema: E la parola si fece carne.
Al centro del XXII, che si è tenuto nel 2010, il tema forse più atteso: Nella foresta dei sentimenti.
Mentre, da un anno all’altro, tra gli Educatori e con don Antonio Mazzi la riflessione procede e si approfondisce, sembra che la questione della ‘foresta dei sentimenti’ sia destinata a rimanere al centro delle discussioni, sicuramente dello studio personale. Senza nulla togliere agli argomenti proposti nel 2011 e nel 2012, la materia dei sentimenti costituisce un ‘approdo’. Non è un caso il fatto che la formazione in corso a Milano abbia come tema l’amore. La traccia di lavoro spedita a tutti gli Educatori che vi parteciperanno a scaglioni fino a marzo è tutta incentrata sull’amore.

Alla fine del Capitolo, come ogni anno, nella riunione ristretta con i soli Educatori, don Antonio ha distribuito un cartoncino pieghevole con le scadenze del 2012. Oltre le date, l’articolazione della formazione per Settori di attività e i Libri guida, i suggerimenti di lettura che non mancano mai: Bibbia, Le beatitudini del marciapiede, Il mondo e l’infradito, Mattutini, Decalogo dei folli, Cosa resta del padre, L’interiorità maschile.
E’ stato con viva sorpresa che ho notato la presenza, in fondo alla lista, di Recalcati e Demetrio. Dunque, non mi sbagliavo a dedicare attenzioni alla questione maschile e al tema del padre. Adesso non faccio che suggerire la lettura dei due volumi, ne parlo nel Centro di ascolto, regalo copie dell’uno e dell’altro alle persone che hanno bisogno di uscire dall’incertezza sull’identità del maschio e del padre. I tesori nascosti in quelle opere richiedono anni di riflessione e che si ‘applichi’ a lungo la saggezza che hanno da trasmettere.

Per anni nel Centro di ascolto ho sentito dire – prevalentemente dalle madri dei ragazzi – che il padre era ‘assente’ e che la causa prima del disagio dei ragazzi era da ricercare nelle inadempienze paterne. Oggi non è più così. A parte il fatto che di ‘madre coraggio’ non c’è più traccia, le madri hanno appreso dall’esperienza e dallo scambio di idee con le altre madri che è per lo meno riduttivo pensare nei termini di una responsabilità esclusiva del padre, per darsi una ragione della sofferenza di un figlio. Sicuramente, emergono in alcune famiglie le tracce dei danni attivamente provocate da padri, che non sono stati assenti: piuttosto, sono stati presenti nella maniera sbagliata, perché non hanno rispettato la madre, perché hanno bevuto, perché hanno mandato ai figli messaggi distruttivi o ‘nessun’ messaggio… Ma tutti si interrogano, ormai, sul ruolo svolto da ognuno dei due genitori rispetto all’altro: nessuno separa più nettamente le responsabilità e, d’altra parte, tutti sono impegnati a distinguere le responsabilità educative del padre da quelle della madre, l’immagine dell’altro genitore che ognuno dei due ha ‘restituito’ ai figli. Le responsabilità escono accresciute, ma soprattutto le domande si moltiplicano.
C’è da chiedersi, ad esempio, cosa significhi essere maschio oggi, in una società in bilico tra vecchio e nuovo, tra civiltà e barbarie. E poi, cosa significa essere padre? 

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