SOTTO IL SEGNO DI EPIMETEO (0): Per una scuola dello sguardo

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CENTRO DI ASCOLTO LIBERA MENTE

I testi esemplari prodotti nel tempo partono dal 1992. Essi riguardano il Progetto educativo dell’Associazione – che si interseca con quello di Exodus – e la riflessione sull’esperienza educativa, sul lavoro sociale, sull’intervento dei Volontari nel Centro di ascolto.

Libera Mente significa (1992)

Educare all’ascolto (1992)

Empatia e kairós (1992)

Ascolta il tuo cuore, città! – Venti tesi. Per non morire di droga. (1994)

Il brusio degli angeli. Saggio etico-politico sui fondamenti del lavoro sociale (1998)

Progetto educativo (2002)

Progetto per la formazione delle famiglie (2003)

SCHEDE PER LA FORMAZIONE DEGLI EDUCATORI (2002) – Modalità della relazione d’aiuto – Modalità di lavoro con le famiglie – Modalità di lavoro con le ragazze – Modalità del lavoro di strada

Sotto il segno di Epimeteo (2003)

Le basi dell’educabilità di un Educatore (in Exodus) sono tre: muovere verso se stessiverso gli altriverso il mondo. La condizione dell’educabilità dei ragazzi dipende interamente dalla capacità di educare se stessi.

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Una scuola dello sguardo, cioè un’educazione sentimentale per i ragazzi e per gli adulti, perché un percorso di conoscenza di sé e degli altri sostenga il cammino ulteriore della vita. Sentire l’altro che è in noi come l’altro che è fuori di noi non è prerogativa di pochi ma un’abilità che, comunque, non si acquisisce spontaneamente. Di qui la necessità di una ‘scuola’.

Soltanto attraverso adeguati esercizi spirituali è possibile crescere in consapevolezza e imparare a vivere (1). Tra i compiti che ci attendono occorrerà prevedere ancora: imparare a morire (2), imparare a leggere (3), imparare a dialogare (4). Quest’ultimo esercizio a noi sembra il più familiare e forse il più facile da apprendere. In realtà, esso richiede che si stia in ascolto e in dialogo, perennemente aperti alle voci del mondo, per imparare a raggiungere la realtà dell’altro, ciò che gli è più proprio: la conoscenza della persona richiede attenzione e metodo, la presenza, il volto, il vissuto (l’esperienza vissuta come soggettività vissuta, sentimento di sé), la stratificazione della vita affettiva e la profondità del sentire, i sentimenti di valore, nei quali più profondamente ciascuno incontra se stesso.

«Quando io parlo con una persona umana, cerco con i miei occhi i suoi, prendo contatto con l’espressione della sua faccia, in modo da avvertire che la mia parola arriva al volto che mi sta dinanzi. E attraverso il volto a ciò che vi si esprime: allo spirito che pensa; al cuore che sente; alla persona che là esiste. Leggendo nel suo volto, io afferro le ripercussioni che vi si esprimono: afferro lui stesso» (Romano Guardini, Virtù, 1972).

Gli occhi, lo sguardo e il volto sono modi di essere del corpo vivente radicalmente diversi da quelli del corpo fisico. Il corpo in questione – che non è riducibile al mero organismo (Körper), oggetto di studio delle scienze mediche – è il corpo vivente linguistico (Sprachleib), il soggetto che patisce, che agisce, che pensa. Occhi sguardo volto esprimono affezioni dell’anima e le comunicano all’altro. Tutte le complesse operazioni di empatia, delle quali ci serviamo dentro e fuori dei Centri di ascolto per accedere all’invisibile – cioè, alla realtà dell’anima dell’altro – passano attraverso lo sguardo. La parte più grande della nostra esistenza cade sotto lo sguardo dell’altro, anche ciò che è più proprio della singolarità dell’ente: l’inattingibile della «cosa ultima» (M.Cacciari) che costituisce l’invisibile (dell’esperienza).

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La prima tentazione che ci prende quando ci ritroviamo a considerare le esistenze infelici di uomini come Hölderlin, Leopardi, Rebora è quella di spiegarcele nei termini di una maturazione personale rimasta incompiuta. Può venire in nostro soccorso, forse, l’opera di Duccio Demetrio, Elogio dell’immaturità. Poetica dell’età irraggiungibile, edita da Cortina nel 1998. Già nella quarta di copertina leggiamo:

Chi avrà mai decretato che l’immaturità debba precedere ogni traguardo adulto? Perché non capovolgere questo luogo comune e pensare a un’immaturità che continui ad alimentare la nostra vita di innocenza e di speranza? L’immaturità non è un venir meno della maturità, il suo lato d’ombra o il suo tradimento, ma una possibile virtù, un tratto umano e psicologico tra i più fecondi. Certo è fondamentale distinguerla dalle pseudoimmaturità che hanno contribuito ad adombrare quanto di positivo le è proprio: è l’immaturità come risorsa che qui si suggerisce di coltivare, abbandonandosi alla sua “leggerezza”, quando troppa maturità ci opprime e ci spegne.

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Il ruolo dello sguardo nel Counseling.

SARA DE CARLO, L’inflessione dello sguardo. Maurice Merleau-Ponty e l’interrogazione sulla Natura

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ALBERTO OLIVERIO, Teoria delle emozioni

MARTHA NUSSBAUM, L’intelligenza delle emozioni

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L’educazione sentimentale non è da intendere come prescrizione di modelli di comportamento né come un sistema di censure etico-sociali riprese dal senso comune o dalla morale sessuale corrente. Innanzitutto, c’è da combattere l’analfabetismo emotivo, cioè la difficoltà di esprimere compiutamente un rapporto con se stessi, con le proprie emozioni, anche dando un nome ad esse: la battaglia per il riconoscimento, che costituisce uno dei modi d’essere fondamentali dell’amore, come troverà modo di esplicarsi, se la nostra afasia non sarà superata a vantaggio di un chiaro sentire? Sicuramente, tra ‘sentire’ e ‘dire’ è difficile stabilire cosa venga prima e cosa dopo. Quante storie si concludono con un fallimento di una parte o dell’altra per incapacità di difendere il proprio sentire, per la difficoltà di condurre vittoriosamente a termine ogni battaglia per far durare la relazione sentimentale? Tra fraintendimenti e incomprensioni, peserà poco la personale capacità di esprimere le proprie emozioni, difendendo un esatto sentire? Il rapporto uomo-donna andrà declinato in tutte le sue forme e i piani di realtà andranno raccordati tutti, per impedire derive del senso e dépense.

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Negli anni ottanta si riteneva che la cocaina fosse la droga dei ricchi e che l’eroina fosse quella dei poveri. Non si tardò a comprendere che tutte le droghe erano penetrate nelle periferie, tra le case popolari. La loro diffusione presso tutte le ‘classi’ sociali aiutò ad abbandonare ogni sociologismo, a vantaggio di visioni centrate sulla persona. La pedagogia preventiva degli anni novanta scaricò sull’individuo tutto il peso della responsabilità, cioè dei destini personali, trascurando del tutto l’influenza che il mondo esercita su tutti noi. Una società che si avviava a diventare sociopatica, perché orientata al principio del piacere e sempre più incapace di educare al principio di realtà, costituisce oggi il vero problema. Il filosofo Remo Bodei intitola proprio così una delle sue ultime opere: Destini personali. L’età della colonizzazione delle coscienze, edita da Feltrinelli nell’inverno del 2002. In essa i processi di individuazione e i percorsi del riconoscimento non appaiono mai slegati dai sistemi storici e sociali in cui gli individui sono immersi. Ci sarebbe da chiedersi oggi proprio “che ne è di noi”, cosa possiamo sperare ancora, dopo che tante cose sono morte e sembra che all’orizzonte non si intravvedano spiragli di salvezza. Sembra che il mondo vada alla deriva. I cosiddetti potenti della Terra non si sono rivelati mai tanto impotenti come ora. La sete e la schiavitù, gli stupri etnici e le migrazioni, le alterazioni climatiche e il terrorismo internazionale parlano di instabilità dei sistemi e di provvisorietà di tutti i confini. Ci sentiamo indifesi e insicuri. Il rischio della povertà assedia le famiglie. Il futuro appare più una minaccia che una promessa. Dobbiamo chiederci di nuovo: Che fare?

CIO’ CHE VALE PER NOI

Imparare a leggere prima di tutto. Questo esercizio spirituale è tra le pratiche di libertà quella che più ci avvicina al mondo e che affranca la coscienza dalla schiavitù morale.

 

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LEGGERE


REMO BODEI, Destini personali. L’età della colonizzazione delle coscienze, FELTRINELLI 2002

LUIGI ZOJA, Il gesto di Ettore. Preistoria, storia, attualità e scomparsa del padre, BOLLATI BORINGHIERI 2000

PHILIP ZAMBARDO, L’effetto Lucifero. Cattivi si diventa?, RAFFAELLO CORTINA EDITORE 2007

ADRIANO ZAMPERINI, L’indifferenza. Conformismo del sentire e dissenso emozionale, EINAUDI 2007

SEBASTIANO GHISU, Storia dell’indifferenza. Geometrie della distanza dai presocratici a Musil, BESA EDITRICE 2006

Il male, Autori Vari, RAFFAELLO CORTINA EDITORE 2000

SERGIO GIVONE, Che cos’è il male?, Enciclopedia Multimediale delle scienze filosofiche, IL GRILLO, 2.2.1998

SERGIO GIVONE, Le forme del male, Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche, IL GRILLO 8.2.1998

WILLIAM GOLDING, Il signore delle mosche

GIANFRANCO RAVASI, Le porte del peccato. I sette vizi capitali, MONDADORI 2007

UMBERTO GALIMBERTI, I vizi capitali e i nuovi vizi, FELTRINELLI 2007″

ZYGMUN BAUMAN, Vite di scarto, EDITORI LATERZA 2005

CARLO MARIA CIPOLLA, Le leggi fondamentali della stupidità, in Allegro ma non troppo, IL MULINO 1988

• ROBERT MUSIL, Discorso sulla stupidità, SHAKESPEARE & COMPANY 1979

GIORGIO AGAMBEN, Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita, EINAUDI 1995

ROBERTO ESPOSITO, Bíos. Biopolitica e filosofia, EINAUDI 2004

SERGIO GIVONE, Storia del nulla, LATERZA 1995

MIGUEL BENASAYAG, GÉRARD SCHMIT, L’epoca delle passioni tristi, FELTRINELLI 2004

ANTONIO PRETE, Trattato della lontananza, BOLLATI BORINGHIERI 2008

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