CAMMINARSI DENTRO (46): Perché non possiamo più dirci cristiani (anche se, come non credenti, credevamo ancora che fosse possibile esserlo).

La totale assenza di compassione per l’uomo che muore, presso i cristiani, non consente di riconoscere tratti umani nei cristiani: l’orgia del potere li ha accecati al punto che danzano intorno al corpo morto di una ragazza morta 17 anni fa, rivendicando una superiorità morale e un primato che non hanno. Piuttosto, escono sporcati moralmente da una vicenda ignobile che ha lacerato irrimediabilmente le coscienze, divaricando le posizioni per sempre.

GIUSEPPE BETORI, Arcivescovo di Firenze: «Per i cristiani le persone sono sopra la legge».

Per me, invece, al di sopra della legge scritta non c’è niente. Solo parole, che il vento si porta via. Le parole degli uomini non contano più niente, di fronte all’imperversare della violenza, a partire dalla violenza religiosa sulle persone.

E’ del 4 ottobre 2008 l’abiura, cioè l’addio alla Chiesa cattolica, di ROBERTA DE MONTICELLI, uno dei miei maestri. La ragione? Le parole dello stesso Betori, secondo il quale sulle questioni di fine vita non è la persona che possa decidere.

Non ci sono dubbi: le nostre strade si separano per sempre.

Non mi ero sbagliato ai tempi del Concilio Ecumenico Vaticano II, quando persi la fede, di fronte all’ateismo conclamato dei preti diocesani, che mi sfottevano perché volevo andare nelle Parrocchie a presentare il Decreto Conciliare sull’apostolato dei laici: i preti hanno da rivendicare solo il loro potere! Dio non c’entra niente! Non se ne curano!

Alla Chiesa cattolica bisognerà dare da oggi in poi solo risposte politiche, essendo solo un soggetto politico, che fa solo gli interessi dei suoi accoliti. E’ curioso il fatto che voglia imporre il suo pensiero politico – non c’è più ‘profezia’: non è più religione della speranza! – a chi cattolico non è, cristiano nemmeno, credente nemmeno a parlarne.

Non dimenticherò mai la scena di Sussurri e grida in cui, dopo la morte di una delle sorelle che sono al centro del racconto, il pastore che l’aveva assistita negli ultimi terribili momenti, quando uscì dalla sua stanza, attorniato dalle sorelle, con il volto livido, disse: «La sua fede era più grande della mia».

Avete mai sentito negli ultimi due millenni un solo prete cattolico dire una cosa del genere? Loro hanno un collegamento speciale con Lui, che fa di ognuno di loro quello che il miliardario-che-ride è tra gli italiani.

La violenza clericale che si è abbattuta su Beppino Englaro e su Napolitano e su ciò che resta dell’Italia – di cui stanno facendo strame il papa tedesco e il miliardario-che-ride – autorizza a parlare di cultura della morte. Giustamente Roberta De Monticelli parlava di nichilismo della Chiesa cattolica.

La destra eversiva al potere è acquiescente: pur essendo atei pagani, i teppisti al governo non esitano ad usare l’arma della legge – in cui non credono, perché propensi, piuttosto, alla cultura orale del Capo, che dice e disdice come cazzo gli pare, tanto le televisioni, che sono tutte sue, raccontano solo quello che dice lui a tutte le ore del giorno e della notte – per imporre a tutti gli italiani la loro opinione che solo tale è, su tutto. Se ne fottono di governare a nome di tutti: la semplice maggioranza che hanno, accresciuta grazie alla legge-porcata che hanno scritto per vincere solo loro, si trasforma sempre in martellata sui coglioni di tutti. Solo leggi punitive, restrittive, di polizia, che scoraggiano, deprimono, avviliscono, favoriscono il declino politico e morale di questa non nazione.

I teppisti del Vaticano sono contenti, così di fronte al declino della politica possono ripresentare la loro merce scaduta, aggiornando la data di scadenza, come fanno i mercanti che passano ai poveri del mondo medicine e cibo scaduti. Chi è nel bisogno accetta tutto, anche dio.

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