EXODUS – LE QUATTRO DIMENSIONI

La dimensione personale

L’adesione deve essere personale. Ciò sta a significare che lo spirito, lo stile di Exodus dà forma e sostanza al nostro cammino di uomini e di donne e non è solo relegato alle ore “lavorative”. In altre parole, lo si sente proprio, fa parte delle scelte consapevoli e determinanti della vita.

La scelta di campo

1. Exodus sta con i disperati. Tradotto meglio: con chi sta male a motivo di proprie scelte e soffre senza un rimedio, con chi si è perso e cerca una strada, con chi ha sbagliato e vuole rimediare,

2. Exodus lavora perché non ci siano disperati. Tradotto meglio: la formazione, la prevenzione e la comunicazione sono ambiti di impegno prioritari per Exodus

Anche se il secondo punto sembra una derivazione del primo in molti casi è addirittura prevalente.

Lo strumento di Exodus è l’educazione.

La scelta dell’itineranza

Exodus è una strada. Chi sta con Exodus sta sulla strada. Essere sulla strada significa sapere che il nostro destino, ma anche la verità, non è qui, non la possediamo ora (questa è la condizione del pellegrino che cerca il proprio destino e la verità), significa condividere la precarietà e la sobrietà (ci sono molti rischi e poche certezze), sapere che la testa e il cuore non bastano, servono anche i piedi (fuori metafora: gli aspetti pratici della vita sono essenziali come quelli teorici).

Essere sulla strada impegna a porsi delle mete, ci scopre non-completi, non-arrivati. Essere sulla strada è la dimensione antropologica dell’uomo, umile non per scelta (!) ma per costituzione. Essere sulla strada esige autoeducazione: educare se stessi per educare gli altri. Chi sta sulla strada non può stare fermo, è sempre in ricerca. Exodus non è una strada qualunque. Ha una direzione precisa: la liberazione dalla schiavitù.

La dimensione comunitaria

Exodus è l’avventura di un popolo. Un popolo! Non tutti sono uguali, c’è chi cammina piano e chi cammina speditamente, chi vorrebbe fare una pausa, chi accelerare. Ci sono tante teste.

Camminare insieme

Exodus non è la mia avventura, è la nostra. Bisogna parlare e agire al plurale sapendo e accettando le diversità. Collocando i nostri progetti dentro alla comune direzione del gruppo. Nel nostro DNA c’è il riconoscimento di tante individualità.

Una comunità per l’accoglienza

Exodus pone grande attenzione al valore della accoglienza semplice, della casa aperta, ma non è una comunità di vita stabile. E’ piuttosto una tenda lungo la strada.

Exodus è una comunità fatta di comunità. Nella comunità piccola così come nella comunità grande si sperimentano tutte le contraddizioni e i pregi che si trovano nella società. Ma la comunità è anche il luogo dove poter vivere una alternativa, piccola ma vera, alla società dei capricci.


La dimensione politica

Exodus è un paradigma, un esempio. Indica come si può fare. In questo senso è una spina nel fianco di questa società fondata su altri presupposti.

Essere in prima linea non per tamponare le falle di una società sballata ma per indicare un mondo più giusto.

Exodus non può non affrontare i più scottanti problemi sociali. La sua vocazione è proprio quella di stare lì davanti. In questo senso è anche uno “strumento” per la soluzione dei problemi sociali. Exodus prende la parola a partire da questa esperienza concreta. Forte dall’aver sperimentato una diversa qualità di rapporti con le situazioni umane più difficili, exodus può proporre a molti (normali?) di cambiare rotta, di cambiare obiettivi e modi di agire. E’ questo il suo modo di fare cultura. Di suggerire cambiamenti istituzionali.

In questa logica Exodus non si accontenta di rispondere ai bisogni sociali. E’ una provocazione che suggerisce una strada anche a coloro che gestiscono la cosa pubblica.

La consapevolezza di essere una parte di un disegno più grande per la costruzione della città degli uomini.

Exodus è un tassello del corpo sociale. Vi sono poi altri ambiti dentro allo stesso corpo sociale, per i quali servono altri tipi di approccio, altre sensibilità. Il lavoro, la salute, la convivenza civile, la tutela dell’ambiente, ma prima ancora il senso del progresso, la pace, la giustizia e il diritto degli individui e dei gruppi. Exodus cerca alleanze con coloro che affrontano queste questioni con il medesimo spirito.


La dimensione spirituale

La dimensione spirituale sta alla fine ma anche all’inizio del percorso di Exodus.

Muove dalla consapevolezza del limite di ogni tentativo di giustizia, di verità, di libertà perseguite per alzata di mano o per calcolo di uomini.

L’idea di Exodus vuole essere un’espressione della provvidenzialità (la paternità di Dio) presente nella storia. La mia piccola storia e quella con la esse maiuscola.

Essere più di una organizzazione

Exodus è certamente una organizzazione. Ma altrettanto certamente è più di una organizzazione. L’organizzazione è un po’ come il suo vestito… Bisogna avere cura dell’abito ma ancora di più di quello che ci sta dentro. E poi l’abito deve essere adatto alla persona e alla circostanza!

L’ulteriorità dell’idea. Exodus: un popolo in cammino verso la terra promessa.

Quanto si fa e si dice in nome di Exodus non è mai un assoluto, ma la manifestazione di una semplice idea.

Exodus non è una fede ma per i credenti può diventare un’espressione della fede. Un luogo in cui giocare l’avventura umana della costruzione del Regno di Dio.

Exodus è per tutti un cartello indicatore, una scommessa, per un mondo migliore.

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