Salvare lo sguardo

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Giovedì 14 febbraio 2019

Il nostro tragediare quotidiano è fatto di inconfessabili riti solitari che si ripetono con le stesse esitazioni e l’indugio perplesso di chi non sa se prestar fede alle nuove chimere oppure no. Eppure, non ci siamo sbagliati quando è apparsa davanti a noi, a due passi da noi, bella come un anno fa, un’amica discreta della quale poco riuscimmo a sapere, se non che avrebbe voluto ancora che frequentassimo il suo salotto per la tisana delle cinque, senza chiedere di più, per il suo contesto familiare, fin troppo affollato! Eppure, non ci siamo sbagliati quando, poche ore fa, abbiamo indugiato a guardare i suoi occhi chiari, mentre lei non sembrava volesse distogliere lo sguardo da noi. Era visibilmente contenta di vederci e non ha esitato a dire che vedeva in noi un bell’aspetto di cui sembrava volesse godere a lungo. Delle infinite possibilità che abbiamo di esprimere cordialmente il piacere di rivedere qualcuno non può sfuggire il calore della voce e dello sguardo, la lunga stretta di mano, il sorriso spontaneo e il compiacimento quasi scherzoso di una donna che avrebbe motivi a non finire per nascondere le proprie emozioni, senza indugiare su di noi con lo sguardo. Ci siamo incontrati di nuovo, dopo un po’, entrando in un negozio, e si è ripetuto l’incanto di lei che ha detto: “Ci incontriamo di nuovo…” a cui ho aggiunto: “… piacevolmente …”. Un lungo sorriso ancora ha suggellato il rapido distacco.
Perché, poi, ci sembra già di essere sul punto di perdere un bene che non abbiamo posseduto mai? I latini chiamavano desiderium il sentimento di quella perdita. Dovremo prestar fede, allora, a un moto dell’anima che è ben fondato: quella persona deve avere per noi un chiaro significato, se siamo stati colpiti dalla sua bellezza e da essa non vogliamo separarci più. L’inciampo è dato da quegli sguardi incrociati che ci hanno incatenato quasi a lei.  

C’è da decidere ogni volta quale posto assegnare nella galleria dei ricordi preziosi a momenti che non presero mai forma e che non si fecero storia. Lo strascico dei pensieri e delle dolci emozioni suscitate dal gioco dell’illusione ci porta sempre lontano dal piccolo avvenimento che abbiamo ricevuto in dono, ma si tratta di fantasticherie che non si concludono quasi mai con un racconto ben fatto. Resta con noi il sentimento di una presenza che non può dirsi vera presenza, perché non si dettero quelle file di continuità che sole giustificano il giudizio su una persona che è entrata nella nostra vita, anche se per poco. Un breve segmento di tempo non riesce ad essere tempo, articolazione felice di momenti che si succedono per la nostra volontà di dare seguito a un incontro fortuito.

Fu solo sguardo che si aggiunse a sguardo. Ci portiamo a casa un dono da custodire nel nostro cuore, difendendone il valore di rarità nel tempo: espressione caduca della vita quotidiana, che è fatta di fortuite occasioni, un’epifania mondana reca con sé un corteo di emozioni che aspirano a farsi sentimento del tempo, niente più.

Siamo tentati di approntare per noi una poetica dello sguardo che valga a dire il peso e il valore di annunci e vaghe promesse, accenni e sospiri sorretti tutti da quel lungo indugio che chiamiamo sguardo e che significa già contatto emotivo, volontà di scambio emotivo e scambio di risorse, quasi a volere gettare ponti e stringere legami. Uno sguardo per noi non è mero sguardo, emozione buttata lì per caso, senza altra volontà di sapere. Sappiamo leggere nella brevità di uno sguardo il pudore e la volontà di stabilire una distanza anche grande. Distogliere lo sguardo o abbassare gli occhi sono moti altrettanto chiari, quando siano accompagnati da impazienza, voglia di andar via… Altrettanto chiaro risulta l’atteggiamento di chi si abbandoni a un intenso raccoglimento di sé, quasi a voler trattenere una piccola gioia nata dentro un’anima che era già ben disposta verso di noi. Ci portiamo a casa questa vaga promessa che non avrà seguito, se non interverremo noi a gettare ponti e a chiedere altro ancora.

Leggere Lo sguardo, da L’essere e il nulla di Jean-Paul Sartre

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