Contributi a una cultura dell’Ascolto CAMMINARSI DENTRO (236): Leggere I costi della paura e i costi della sicurezza – Due giorni di incontri e confronti sui temi dei diritti di cittadinanza, Casa della Carità, Facoltà di Sociologia, Associazione Avvocati per niente, Auditorium Università Milano Bicocca, 13 e 15 maggio 2011

Paura e sicurezza: quali politiche? Quali rischi? — Alberto Giasanti

Lo strumento delle ordinanze nel governo della sicurezza urbana — Sonia Stefanizzi (Università di Milano-Bicocca)

1° Resoconto dei gruppi di lavoro su: 1) casa e territorio – 2) minori – 3) migranti – 4) salute mentale

Legislazioni discriminatorie e uguaglianza sostanziale — Valerio Onida (corte costituzionale)

Le discriminazioni e il diritto penale — Domenico Pulitanò Stefanizzi (Università di Milano-Bicocca)

2° Resoconto dei gruppi di lavoro su: 1) salute e servizi – 2) carcere – 3) lavoro – 4) comunicazione

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Il perché del convegno

Uno sguardo agli avvenimenti contemporanei mostra una società in crisi dove sono venute meno ideologie forti e sistemi valoriali aggreganti e stanno emergendo, sulla crisi dello stato-nazione, forme di denazionalizzazione che destabilizzano le forme e i contenuti, che erano sino ad ieri familiari, delle società, delle economie e dei governi.

E’ una situazione caotica dove le diversità aumentano e si fanno più complesse e dove, quindi, per orientarsi, diventa cruciale una sorta di mediazione tra vecchi e nuovi ordini sociali come anche tra le rispettive culture di riferimento che, a loro volta, rimandano alla questione delle scelte etiche.

Ci si trova di fronte ad un mondo, con particolare riferimento alle società occidentali, nel quale è dominante una visione dualistica degli opposti e che, per ciò stesso, rende gli individui, i gruppi e le comunità unilaterali, parziali e inconsapevoli del lato negativo che viene vissuto come qualcosa di estraneo, da eliminare con ogni mezzo perchè minaccia la sicurezza delle coscienze. Bisogna quindi sbarazzarsene attraverso la proiezione del negativo sugli estranei da noi, ancora meglio se questi estranei hanno una pelle di colore diverso o sono diversi per etnia, razza, religione, nazione, genere, handicap fisico o psichico, classe sociale o qualsiasi altra differenza in quanto comunque manifestazione di una scissione.

La diversità ha in sé qualcosa che ci inquieta, che forse ci infastidisce e che spesso ci appare pericoloso così da portarci ad assumere atteggiamenti di intolleranza che ci spingono a discriminare chi non appartiene al nostro ambito familiare e che qualifichiamo come diverso da noi: migranti, neri, omosessuali, handicappati, mendicanti, zingari, pazienti psichiatrici, clandestini, senza fissa dimora, tossicodipendenti, omosessuali, donne abbandonate, minori soli, detenuti, disoccupati e così via. Tutte figure concrete di altri da noi che abbiamo interiorizzato come dei doppi malevoli in cui mettiamo la nostra parte distruttiva che, quando prende il sopravvento, scatena fantasmi non più controllabili che ci troviamo a perseguitare fuori di noi, nella vita quotidiana.

La paura della diversità sembra manifestarsi con maggiore forza soprattutto nei contesti urbani contemporanei proprio là dove le politiche locali assumono sempre più la forma dipolitiche della sicurezza che, intendendo rispondere a quelli che sembrano essere i bisogni più impellenti della collettività, istillano in realtà nei cittadini disorientamenti e angosce che producono la sensazione di non essere più in grado di affrontare i conflitti quotidiani. Si instaura così un circolo vizioso tra paura e ricerca di sicurezza dove la soluzione risulta essere l’umiliazione degli altri, considerati estranei e non cittadini.

Occorre allora mettere in atto valide strategie attraverso le quali riconoscere le diversitàdi modo che queste possano diventare valore aggiunto e non ostacolo alle dinamiche trasformative delle comunità e delle organizzazioni. Accettare la diversità è un percorsoche spesso contrasta con il senso comune delle persone che sono portate a riconoscere i propri simili e non gli estranei, ma gestire la diversità sta anche diventando la sfida cruciale attraverso la quale organizzazioni, servizi e istituzioni potranno crescere e svilupparsi creativamente, se saranno in grado di non rinchiudersi nei propri confini.

Il convegno intende affrontare la questione dei costi sociali della paura e della sicurezza, proprio a partire dai casi concreti che tutti i giorni servizi e istituzioni si trovano davanti, per riflettere insieme sulle possibili strategie di intervento, ma soprattutto per riuscire a declinare una nuova cittadinanza che si debba fondare su diritti effettivamente agiti e non solo formalmente dichiarati.

Dai casi, che i gruppi di lavoro (casa e territorio; minori; persone migranti; salute mentale e contenzione; lavoro e fasce deboli; carcere e CIE; salute e servizi, ai quali si aggiunge il gruppo di lavoro riguardante linguaggi e comunicazione) esamineranno, si dovrà passare alla valutazione dell’efficacia di quei diritti di cittadinanza che sottostanno alle prassi considerate, di modo che la promozione di una cittadinanza attiva possa concretizzarsi in una società decente e civile, nella consapevolezza che le trasformazioni significative, se non adeguatamente accompagnate nel tempo e condivise, possono dare effetti indesiderati o addirittura controproducenti.

[Dal blog di PAOLO FERRARIO, Politica dei servizi sociali: ricerche in rete]

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