CAMMINARSI DENTRO (197): Una visione del mondo austeramente laica

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Venerdì, 10 giugno 2011

Ci siamo interrogati pensando a Benedetto e poi a sua madre, e abbiamo trovato risposte per l’uno e per l’altra. Una ragione della morte si trova sempre, e quando non se ne trovi una, rovistando tra improbabili cause e antecedenti, ci appelliamo a ragioni più grandi: una fede, una visione del mondo austeramente laica.

Se ad Ester porterà conforto la fede, cosa dire a chi come noi sente che il Cielo è vuoto? Rimedio all’angoscia non c’è, se aspettiamo una mano che si posi su di noi per accarezzare il nostro viso e lenire il dolore.

Abbiamo scelto la via delle radici e le strade sconnesse della periferia, preferendo pensare a crescita e non a costruzione. Non c’è strada maestra tracciata se non la lezione dei padri. Sulle spalle di mio padre io procedo da sempre, ritrovando nelle età della vita la stessa ragione che guidò lui. Io lo so che bisogna consistere qui e ora, paghi del buon vivere. Andare incontro alla vita quando ci sorride e procedere più lentamente – quando la nostra Ombra e la gelida Morte lo richiedano -, ma procedere. Perché alla vita si addice il passo deciso del viandante che affronta il giorno consapevole di sé e dei sentieri che lo aspettano. Il suo passo di danza basterà a tracciare cammini possibili, se saprà intrecciarsi alle esistenze altre che battono le stesse strade del mondo, forti solo della forza del proprio cuore, che non si allontana mai dal retto sentire. Esso prescrive la solidale Compassione che è dovuta a tutti, perfino ai propri nemici. Non escludiamo mai la possibilità di essere oggetto di inimicizia. E non ne cerchiamo sempre le ragioni: non si trovano facilmente.

Il pensiero del cuore prevede che si conceda ad ogni creatura il giusto riconoscimento. E che sia un dono. Un’austera morale laica non aspetta che sia una lotta dell’altro ad esprimere il bisogno di riconoscimento. Noi sappiamo riconoscere desiderio e bisogno, distinguendo accuratamente da illusione e capriccio. Sappiamo dire sì e no. Perdonare e ringraziare. E nel farlo non trascuriamo mai di inchinarci di fronte a chi non richiesto ci riscalda il cuore col sorriso dell’approvazione e dell’umana compassione.

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