XX Capitolo Nazionale della Fondazione Exodus

Questa sera, alle 18.00, don Antonio Mazzi ha aperto il Capitolo alla presenza di circa 500 persone di tutte le sedi della Comunità.
La parola nuova che ha proposto alla riflessione è un verbo: inchinarsi. Ha detto di preferire i verbi. Dedicherò ampio spazio a questo tema alto, da lui approfondito nei termini dell’inchinarsi all’altro, dell’abbassarsi per abbracciare, trascrivendo l’intero intervento che ho registrato con il mio iPhone.
Subito dopo, egli ha dettato il Decalogo della saggezza, che si compone di cinque cose nocive per l’uomo e di cinque proficue. Riferirò estesamente anche su queste dieci idee.
Dopo cena, tutti all’Auditorium, per provare i canti che punteggeranno il musical che faremo sabato sera: quattro quadri curati dalle quattro aree geografiche in cui ci siamo divisi ormai, per lavorare in Exodus e per condividere esperienza.
Ho rivisto tutti gli Educatori d’Italia che operano in Exodus. Molti di loro mi hanno ringraziato per le cose che ho scritto durante l’estate e che hanno ricevuto attraverso una mailing list mia.
Ho potuto abbracciare i ragazzi di Libera Mente sparsi per tutti i centri d’Italia. Più di tutto, è stato bello riabbracciare don Antonio e con lui le persone con le quali più intenso si è fatto lo scambio in questi anni. I sentimenti che ci legano sono indistruttibili, perché sostenuti da onestà, il primo valore in Exodus. Per noi, la parola è sacra. Pur essendo imperfetti e non esenti da vizi e debolezze, siamo animati da sincero spirito di amicizia. E questa è una buona ragione per non smettere di sperare.

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