AI CONFINI DELLO SGUARDO (3): La cura di sé attraverso gli Esercizi spirituali

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Domenica 18 novembre 2012

Dal vecchio Ai confini dello sguardo. Percorsi del riconoscimento, tra lotta e dono al nuovo Ai confini dello sguardo. Solo il vero sapere ha potenza sul dolore il ‘titolo’ del sito è cambiato.
La riflessione personale sul da farsi, su come dobbiamo condurre la nostra vita, si concentra sempre di più sugli Esercizi spirituali, che mi piace chiamare semplicemente con la categoria degli Esercizi (Ασκήσεις): il contesto provvede bene a qualificare ulteriormente la pratica della cura di sé in cui siamo impegnati. E’ l’educabilità degli Educatori che ci qualifica per intero, anche se il movimento verso se stessi – Camminarsi dentro – occupa uno spazio grande nel sito.
Di questo ormai si tratta: il cammino dell’autoeducazione, del miglioramento di sé, è coltivazione dell’anima (Zoja).
Il ‘vero sapere’ di cui parla Eschilo è il sapere dell’anima, il movimento incessante verso il fondo enigmatico e buio da cui proveniamo.
Della luce sappiamo ‘tutto’: noi siamo nella luce, consistiamo nella luce. Siamo addirittura convinti che la luce prevalga su tutto: nella Bellezza, nell’Amore, nell’Ethos… Come se il Valore dovesse risplendere solo nel movimento della vita verso l’alto! In realtà, ciò che prevale è sempre la ‘guerra’ degli opposti, il coesistere dei contrari: la presenza irriducibile dell’uno all’altro. Dappertutto, predomina la differenza.
E’ l’Ombra, la tenebra in noi, che ci sfugge. La stessa conoscenza dell’altro – dell’altro che è in noi, come dell’altro che è fuori di noi – è movimento verso l’invisibile dell’esperienza personale, ma soprattutto esercizio di comunicazione (e di quotidiana ‘contrattazione’ dei significati) con la parte oscura, in ombra, misteriosa, enigmatica che parla, che agisce spesso in modi che ci stupiscono: avvertiamo che non siamo ‘noi’ a parlare, ad agire.
Il movimento verso la terra incognita rappresentata dall’altro che è fuori di noi è sempre segnato da uno sguardo ‘discreto’ – ché mira a spezzare il continuum della coscienza inquieta -, che aspira a ‘dialogare’ con quell’altro che è nell’altro e che sembra spesso prevalere su di noi, generando smarrimento, spaesamento, autentico disagio. ‘Tenere a bada’ la propria Ombra è diventato un imperativo morale. Le persone poco consapevoli e affette da analfabetismo emotivo e sentimentale sono oggi quelle che agiscono spinte da impulsi incontrollabili, perché prive della spazio interiore in cui elaborare mancanze e assenze, lontananza e perdita.
La stessa scrittura, che ci rivela ciò che ci abita, è quotidiano esercizio di produzione di sé. E’ il far parlare l’altro che è in noi.
La lettura, poi, cos’è oggi per tutti noi, se non interpretazione di testi (scritti), discorsi (orali), esistenze (persone)?

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