Il potere della memoria


Martedì 3 maggio 2016

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Il potere della memoria non risiede nella sua capacità di far risorgere una situazione o un sentimento effettivamente esistiti, ma in un atto costitutivo della mente legato al proprio presente e orientato verso il futuro della propria elaborazione. – JACQUES DERRIDA, Memorie per Paul De Man. Saggio sull’autobiografia (1988)

Cadiamo sempre in un errore prospettico di cui non ci rendiamo conto quando ci attardiamo su posizioni sterilmente preoccupate del mero recupero del passato, mentre dovremmo considerare il vero compito di consistere nel presente, il nostro presente, e da lì muovere i nostri passi verso un futuro da costruire come spazio dell’elaborazione dell’esperienza vissuta, luogo di tutti i ‘vissuti’ che affiorano alla coscienza e che reclamano una ulteriorità di senso e spazio nella stessa coscienza, l’istituzione di file di continuità nella trama di sempre nuovi racconti, perché ciò che è stato non precipiti nella malinconia del ‘così fu’: solo ciò che è raccontato prende vita; dare forma alle cose è questo nominare e dare voce a ciò che preme dolorosamente in noi e che ci chiama a sempre nuovi compiti, all’esercizio rinnovato della parola che incanta e commuove il viandante che è in noi. Rimettersi in cammino gioiosamente è la scienza della vita che è vita davvero.

È coraggio di vivere questo congedarsi dalle secche del passato che non passa, per dare nuova voce ad ogni richiamo delle cose che chiedono senso, che si dia senso a tutte le voci che si accampano sulla scena della vita intorno a noi: ad esse corrispondere non è tradire il senso della nostra presenza – quasi un venir meno alla fedeltà alla terra che ci sostiene e che ci nutre -, se il posto che andranno ad occupare in noi quelle voci contribuirà a dare senso alla nostra vita, facendo diventare biografia l’infranto, se chi ci guarda è interessato a raccontarci la favola della nostra vita. È questo corrispondere alle nostre attese che dà senso all’attesa e alla speranza. Avviene, talvolta, che un ascoltante riesca ad essere angelo per noi. Massimo Cacciari ha scritto che «la creatura è in ascolto»: quell’«è» va scritto in corsivo, per significare che non di pochi ascoltanti di professione è il compito di costituire occasione di salvezza per qualcuno. Ad ognuno di noi sia angelo chi gli sta accanto, che sia capace di raccontare a noi quello che siamo stati, perché sia possibile consistere in questo presente e sperare di essere amati ancora.

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