Monumento all’anima

Il primo numero della rivista Storica, edita da National Geographic, contiene il breve resoconto di una scoperta archeologica:  la città di Sam’al, presso l’odierna Zincirli, tra Turchia e Siria, nascondeva una stele semitica che risale all’800 a.C., del peso di 400 chili, alta 1,2 metri per 90 centrimetri di larghezza. Fu fatta costruire da un funzionario reale, Kuttamuwa, come luogo di riposo della sua anima dopo la morte.

Sulla stele si legge: “Io, Kuttamuwa, servo del re Panamuwa, ho provveduto in vita alla produzione di questa stele. L’ho posta nella camera eterna e ho disposto un banchetto per Hadad (il dio della tempesta), un montone per Shamash (il dio del Sole), … e un montone per la mia anima che è in questa stele”.

«Accanto alla scritta è incisa la figura di un uomo, presumibilmente Kuttamuwa, con la barba e un copricapo, nell’atto di sollevare un calice di vino, mentre è seduto davanti a una tavola imbandita con pane e un’anatra arrostita. Un’immagine del genere, sottolineano gli studiosi, rappresentava un invito a portare offerte votive di vino e cibo davanti alla tomba di un defunto.  Come ha precisato Joseph Wegner, egittologo dell’Università della Pennsylvania, in Medio Oriente era pratica diffusa portare offerte votive ai morti, ma fino a questo momento non esisteva alcuna testimonianza del concetto della separazione tra anima e corpo in queste civiltà. […] La stele di Zincirli rappresenta dunque il più antico (e finora unico) “monumento all’anima” rinvenuto nel Medio Oriente.»

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Questo post è dedicato a Baldo Lami e al suo Fare anima.

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