Aborto, nel 2007 in calo del 3% – aumenta però tra le immigrate

 
la Repubblica, 22 aprile 2008

I dati nella relazione annuale del ministro della Salute – Interventi ancora in diminuzione tra le donne italiane

In crescita il numero di medici e paramedici obiettori
La pillola Ru486 in Italia ancora alla fase sperimentale

ROMA – Diminuiscono le interruzioni volontarie di gravidanza, si diffonde lentamente, a livello regionale, l’uso della pillola Ru486, e soprattutto è buono lo stato di salute della legge 194 che, “come i dati a disposizione confermano, ha permesso un cambiamento sostanziale del fenomeno abortivo nel nostro Paese e il raggiungimento degli obiettivi attesi”. E’ quanto afferma il ministro della Salute, Livia Turco, illustrando i dati contenuti nella “Relazione annuale sull’attuazione della 194/1978” trasmessa oggi al Parlamento, che contiene i numeri preliminari per l’anno 2007 e quelli definitivi per il 2006. Una legge, spiega Turco, “non solo efficace, ma saggia e lungimirante, rispettosa dei principi etici della tutela della salute della donna e della responsabilità femminile rispetto alla procreazione, del valore sociale della maternità e del valore della vita umana dal suo inizio”. Il ministro ribadisce pertanto “la necessità non di una sua modifica, ma di un rinnovato impegno programmatorio e operativo da parte di tutte le istituzioni competenti, delle operatrici e degli operatori dei servizi”.
Aborti in diminuzione nel 2007. L’anno scorso sono state praticate 127.038 interruzioni di gravidanza, con un calo del 3% rispetto al 2006 (131.038 casi) e del 45,9% nel confronto con il 1982, l’anno in cui si è registrato il più alto numero di interventi (234.801 casi). La diminuzione complessiva del 2007 è dovuta al calo netto degli aborti tra le donne italiane, (-3,7% rispetto al 2006 e -61,4% sul 1982). Le immigrate invece continuano a fare ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza sempre più numerose, con un 4,5% in più rispetto all’anno precedente. Il tasso di abortività (numero degli interventi per mille donne in età feconda tra 15-49 anni), l’indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza al ricorso all’aborto, nel 2007 è risultato pari a 9,1 per 1.000 a fronte del 9,4 per 1.000 del 2006 e del 17,2 per 1.000 del 1982.

Obiezione in aumento. Si fa sempre più numeroso fra i medici il fronte del no all’aborto. Nel 2007 i ginecologi obiettori in Italia hanno raggiunto quasi il 70%, contro il 58,7% del 2003, mentre gli anestesisti sono passati dal 45,7% del 2003 al 50,4% del 2007 e il personale non medico dal 38,6% al 42,6%. Secondo i dati comunicati dalle Regioni, nel Sud la crescita è maggiore, e in alcune Regioni addirittura i dati raddoppiano. In Campania l’obiezione per i ginecologi è salita dal 44,1% all’83%, per gli anestesisti dal 40,4% al 73,7%, per il personale non medico dal 50% al 74%. Tendenza simile anche in Sicilia, dove i ginecologi obiettori sono passati dal 44,1% all’84,2%, gli anestesisti dal 43,2% al 76,4% e il personale non medico dal 41,1% al 84,3%. Non mancano alcune regioni del Nord, come il Veneto, in cui l’obiezione è superiore al dato nazionale: qui i ginecologi che non effettuano interruzioni di gravidanza sono il 79,1%, gli anestesisti il 49,7% e il personale non medico il 56,8%.
Obiezione, Turco: “Ma i servizi siano garantiti”. Nella relazione, Turco raccomanda “di monitorare l’adeguata offerta delle prestazioni in relazione all’aumento del fenomeno dell’obiezione di coscienza da parte del personale dei servizi, al fine sia di garantire la libertà di obiezione, riconosciuta dall’articolo 9 della legge 194, sia di assicurare la continuità assistenziale. Infatti in alcune Regioni l’obiezione di coscienza ha raggiunto livelli tali – afferma il ministro – da prefigurare un’oggettiva condizione di grave difficoltà per le donne nell’accesso ai servizi. In questo senso, si ribadisce che sono le Regioni, in applicazione del medesimo articolo 9 della normativa, che devono controllare e garantire l’attuazione della legge, anche attraverso la mobilità del personale”.
Invariato il numero dei terapeutici, in diminuzione i clandestini. Il numero degli aborti terapeutici, ovvero quelli effettuati dopo il 90esimo giorno di gravidanza, è rimasto invariato. La loro percentuale nel 2006 è stata del 2,9%, di cui il 2,2% effettuati tra la 13esima e 20esima settimana, e lo 0,7% dopo la 21esima settimana. Quanto agli aborti clandestini, la relazione fornisce un dato più aggiornato e contenuto. Nel rapporto precedente, la stima per il 2005 era presunta in circa 20mila. Ora, invece, si stima che gli aborti clandestini nel 2005 siano stati circa 15mila, dato inferiore a quello del 1983, in cui si valutava fossero 100 mila, e che riguarda solo le italiane. Per le straniere non si dispone di stime affidabili.
Ru486, ancora fase sperimentale. Se in paesi come Francia, Gran Bretagna e Svezia, nel 2006 più di un quarto delle donne ha scelto l’aborto farmacologico, in Italia il ricorso alla pillola RU486 è ancora alla fase sperimentale. Dal 2005 al 2007 sono state 2.353, in totale, le donne che vi hanno fatto ricorso, e sei le regioni che l’hanno utilizzata. In particolare, si è iniziato nel 2005 in Piemonte e Toscana, che hanno utilizzato il mifepristone – principio base della RU486 – in 132 casi. Nel 2006 le regioni che l’hanno usata sono salite a cinque (Piemonte, Trento, Emilia Romagna, Toscana e Marche) per un totale di 1.151 casi (pari allo 0.9% delle interruzioni volontarie di gravidanza effettuate). Anche nel 2007 sono state cinque le Regioni in cui si è adoperata la RU486, ma con una novità: per la prima volta l’ha sperimentata una regione del Sud, la Puglia, oltre a Trento, Emilia Romagna, Toscana, e Marche. Complessivamente i casi sono stati 1.070 – ipotizzando che il valore della Toscana, che non è riuscita a fornire il dato, sia rimasto invariato.
(22 aprile 2008)

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