Contributi a una cultura dell’Ascolto: Leggere ANDREA TAGLIAPIETRA, La forza del pudore. Per una filosofia dell’inconfessabile

________________________________________________________________ Dietro il pudore sta il segreto della libertà di ciascuno di noi.

pudore

Sentimento o virtù, passione o concetto, il pudore sembra ormai messo al bando dagli usi e costumi di una società in cui bisogna esibire e vedere tutto. Comportamenti che solo ieri sarebbero stati condannati dal comune sentire oggi trionfano nei reality show e nella vita quotidiana, senza distinzione di sesso né di classe sociale. Eppure, la frase di Amleto “Io ho dentro ciò che non si mostra” ci ricorda che qualcosa di segreto resiste ancora in ognuno di noi. Può essere semplicemente un difetto, un’imperfezione, o addirittura una colpa, ma il nostro ritrarci come la testuggine nel guscio indica il nascere e il prendere forma di quell’autonomia personale che ha a che fare con il nostro intenderci come esseri unici e irripetibili. […] Virtù etica e politica che distingue l’uomo dagli altri animali, per i pensatori antichi, o virtù del singolo che divide l’individuo dalla società, per i filosofi moderni, il pudore svela così la sua natura intimamente ambigua e ambivalente, sempre sospesa fra l’abitudine e la morale, fra la seduzione e la redenzione, fra il corpo e l’anima. Ed è proprio in questa collocazione di confine che si manifesta il paradosso della sua forza, “l’irrevocabile presa di coscienza, il riconoscimento concreto della nostra impotenza e della nostra debolezza”, che trasforma il pudore in una riserva di libertà, in una forma di resistenza nei confronti dei ruoli e dei compiti che il potere e la collettività impongono a ciascuno di noi. [dai risvolti di copertina]

[Recensione di Claudio Tugnoli, dal sito di Dialegesthai]

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