CAMMINARSI DENTRO (270): Lo statuto dell’Ascolto

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Sabato 3 settembre 2011

A proposito di “emozioni degli operatori nella relazione di aiuto”, c’è da dire che non si tratta certo di simpatia o di antipatia, di attrazione o di amicizia… E’ in questione, qui, il ritmo dell’intervento, la qualità delle idee, la tonalità dell’umore, l’impiego della voce, la distanza emotiva, l’impianto generale del ‘lavoro’ che con una persona è di un certo tipo e con un’altra sarà sicuramente diverso. Interrogarsi su quello che si fa in un Centro di ascolto non è domanda peregrina. Dopo ventidue anni, io mi chiedo ancora cosa sia tutto ciò che interviene a favorire il successo o l’insuccesso di una ‘presa in carico’.

Potrei riassumere ogni preoccupazione al riguardo nella ricerca dello statuto dell’Ascolto. Alla data di oggi mi sembra che le direzioni della ricerca – di una ricerca in corso – siano cinque:

  • la relazione d’aiuto (che tipo di relazione è la relazione d’aiuto?);
  • il colloquio di motivazione come terreno elettivo dell’incontro con l’altro (che cos’è un colloquio?);
  • le emozioni degli operatori implicate nella relazione d’aiuto (quali emozioni intervengono a favorire/ostacolare il ‘progresso’ della relazione?);
  • il tempo della coscienza nell’operatore (nei processi empatici che si attivano come è operante il sentimento del tempo?);
  • la voce umana quale ruolo svolge nella relazione?

Le risposte parziali di cui dispongo sono le seguenti:

  • la relazione d’aiuto è relazione sociale;
  • nel colloquio con se stessi e con l’altro, la verità è il tono di un incontro;
  • le emozioni implicate nella relazione sono tutte relative al tempo vissuto; il dinamismo etico da imprimere al ritmo della vita personale dell’altro è ‘veicolato’ da un’idea dell’esperienza come ‘cammino’ e non come ‘vissuto’; ‘camminare’ è possibile, a condizione che il tempo della coscienza sia ‘curato’;
  • il tempo con i suoi ritmi è scandito da resistenze e ambivalenze, angustia della mente e apatia dei sensi, quando non anche aridità del cuore; il tempo debito atteso non è la giusta distanza ma la qualità dell’accordo;
  • la voce è la via d’accesso all’invisibile dell’esperienza personale.

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