Testualità

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Dare voce all’ineffabile – non, semplicemente, parlarne – è quell’evocare tutto ciò che di inespresso, di non detto, di sottaciuto, di denegato si agita sul fondo della nostra coscienza e arriva in superficie per vie sconosciute a noi. Attraverso le parole – non, semplicemente, i termini della nostra lingua – arriviamo a produrre una voce fatta di parole-tema, parole peregrine a volte, che finalmente dicono di noi quello che non avremmo mai sperato di riuscire a dire. È importante trovare le parole che ci regalano la felicità dell’opera, il sentimento della compiutezza della scrittura. Scrittura, non stile – non, semplicemente, lessico, sintassi, prosodia -, anche se quest’ultima riveste un ruolo importante nella realizzazione del perfettamente compiuto della forma. Articolare i propri sentimenti, dando ad essi ordine e misura, è compito del ritmo della scrittura, di una certa musicalità della prosa quotidiana. Studiate simmetrie, indovinate analogie, accorti stilemi fanno di una scrittura un personale e godibile modo espressivo. Perfino noi ci sporgiamo su parole prosodia scrittura, per cogliere, attraverso le scelte lessicali fatte e l’ordine del discorso, i sensi di un dispositivo espressivo che si fa macchina produttiva sotto ai nostri occhi. Ripercorriamo, infatti, più volte il tessuto del testo, per trovare in esso le ragioni della scrittura. Oltre lo stesso significato del particolare elemento ‘compositivo’, infatti, ci piace chiamare senso il significato generale che nel testo viene realizzato, più che da coerenza e coesione, dai rimandi ipertestuali, dal contesto che ‘precede’ il testo stesso, nonché dalle altre condizioni della testualità di cui non parliamo quasi mai. Intervengono a fare di un testo un testo, infatti, Coesione, Coerenza, Intenzionalità, Accettabilità, Informatività, Situazionalità, Intertestualità. Qualora manchi una sola di queste condizioni, un testo non è più testo.

Da ROBERT-ALAIN de BEAUGRANDE e WOLFGANG ULRICH DRESSLER, Introduzione alla linguistica testuale, Il Mulino, Bologna 1984: pp.17-29

Definiamo il TESTO come una OCCORRENZA COMUNICATIVA che soddisfa sette condizioni di TESTUALITA’. Quando una di queste condizioni non è soddisfatta, il testo non ha più valore comunicativo. Tratteremo pertanto i testi non-comunicativi come non-testo.

Chiameremo il primo criterio COESIONE. Esso concerne il modo in cui le componenti del TESTO DI SUPERFICIE, ossia le parole che effettivamente udiamo o vediamo, sono collegate fra di loro. E dal momento che le componenti di superficie vengono a dipendere l’una dall’altra in base a forme e convenzioni grammaticali, la coesione si fonda su DIPENDENZE GRAMMATICALI.

Chiameremo COERENZA il secondo criterio. Essa riguarda le funzioni in base alle quali le componenti del MONDO TESTUALE, ossia la configurazione di CONCETTI e RELAZIONI soggiacenti al testo di superficie, sono reciprocamente accessibili e rilevanti>. Si può definire un concetto come una configurazione di sapere (contenuto cognitivo) che può essere richiamato alla mente o attivato con una unità e consistenza più o meno forte. Le relazioni sono gli ANELLI DI CONGIUNZIONE fra i concetti che si presentano assieme nel mondo testuale. La coerenza non è solamente una caratteristica dei testi, ma piuttosto il risultato dei processi cognitivi degli utenti dei testi stessi. Quando si aggiunge il proprio sapere al fine di ricostruire un mondo testuale, si parla di INFERENZIAZIONE. La coerenza e la coesione sono concetti incentrati sul testo le cui operazioni concernono direttamente il materiale testuale. Ci occorrono poi anche delle nozioni incentrate sugli utenti del testo riguardanti l’attività della comunicazione testuale in relazione tanto a chi produce il testo che a chi lo riceve.

Il terzo criterio della testualità potrebbe quindi essere chiamato INTENZIONALITÀ. Questa si riferisce all’atteggiamento del producente testuale che vuole formare un testo coeso e coerente capace di soddisfare le sue intenzioni, ossia di divulgare conoscenze o di raggiungere il FINE specifico di un PROGETTO.

Il quarto criterio della testualità è l’ACCETTABILITÀ. Essa concerne l’atteggiamento del ricevente ad attendersi un testo coeso e coerente che sia utile o rilevante per acquisire conoscenze o per avviare la cooperazione a un progetto.

Con il quinto criterio della testualità, che chiamiamo INFORMATIVITÀ, intendiamo la misura in cui gli elementi testuali proposti sono attesi o inattesi oppure noti o ignoti/incerti.

Possiamo chiamare SITUAZIONALITÀ il sesto criterio della testualità. Questa condizione riguarda quei fattori che rendono un testo RILEVANTE per una SITUAZIONE comunicativa.

Il settimo criterio della testualità è l’INTERTESTUALITÀ. Essa concerne quei fattori che fanno dipendere l’utilizzazione di un testo dalla conoscenza di uno o più testi già accettati in precedenza.

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