CAMMINARSI DENTRO (159): L’attesa è iniziata


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A questo punto della notte giova congedarsi dalle consuetudini del giorno e lasciare che intervenga il sonno a fare giustizia delle ore trascorse in silenzio. La quiete della notte sarà un’altra quiete, che passerà a spalmare sull’anima pensieri di pace. Gli affanni del giorno sono lontani.

Tutto sprofonda nell’oblio, a sera. Quando poi si fa notte, tacciono le voci che pure hanno fatto il frastuono dell’anima: le risonanze suscitate dalla voce argentina di Michele, stamattina; i taciti rimproveri e le pause assorte dell’amico lontano; una vana attesa, punteggiata da misteriose lettere e silenzio; i piaceri della tavola e il sonno ristoratore del pomeriggio; il lavoro alla scrivania; le uscite di casa e i rientri consueti…

Tutto ha congiurato a generare, come sempre, generica quotidianità. Nessun sussulto né stupore né scatto improvviso. Il giorno è stato lieto, interrotto solo da qualche ansito breve. Nient’altro ho avvertito. Non potevo chiedere certo soprassalti né un pianissimo per me. Un solo lungo silenzio, interrotto appena qua e là da qualche bisbiglio della vita intorno a me. Tutto è giunto attutito alle mie orecchie. Come se la vita si fosse concessa una tregua. Essere cullato solo dalla mia voce interiore e sapere che fuori non piove: è un giorno di riflessione che l’inverno ha concesso a noi.

Tornerà presto il vento a spazzare le strade e a scuotere le cime degli alberi sulla montagna. Le foglie morte non sembrano voler andare via. Tutti si affacciano a spiare il cielo, a lamentare il giorno di pioggia, l’insistenza della pioggia, come se l’inverno dovesse affrettarsi ad andare via! Che ostinazione in questo!

E’ tempo di frutti nuovi. La buona stagione se n’è andata trionfalmente, lasciando i migliori colori a testimoniare che la vita non se ne va mai del tutto. Guai a non godere del lungo strascico dei giorni! E’ la vita che saluta e si allontana un po’.

La primavera è lontana, ma so che verrà. Adesso voglio godermi il cipiglio e il burbero brontolare delle cose che non accennano a trovare un posto in cielo e in terra in cui consistere in pace. Ora è tempo di morire. Verrà poi il tempo di rinascere e di tornare a respirare lentamente la felicità. L’attesa è iniziata.

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