CAMMINARSI DENTRO (173): Contratto unilaterale a tempo indeterminato

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Sabato, 5 febbraio 2011

 

EROS

«In tema di attese sterminate e inconcludenti credevo di essere solo sul pianeta. La specialità mi sembrava appannaggio mio quasi esclusivo. Ho sempre pensato: non è umanamente pensabile che qualcuno possa aver battuto il mio record! Sì, c’è la follia di mestiere, il delirio professionale… Mi direte: bisogna aiutare i pazzi ad essere folli. E questa è la saggezza della Psichiatria umanistica, su cui non c’è praticamente nulla da eccepire. Nell’esperienza amorosa c’è almeno un quarto di follia. E anche questo lo sapevamo. Ma qui non si tratta di divina follia. Direi quasi che è ordinaria stupidità.»


TANATOS

«Chiedi troppo a una dea, Eros. Non vedesti la fanciulla ritrarsi spaventata, quando l’Olimpio le si accostò imprudente, quando avrebbe potuto sedurla presentandosi a lei sotto mentite spoglie? Egli preferì scendere al suo fianco circonfuso dei suoi emblemi celesti: nettare e ambrosia erano chiaro indizio della presenza di un dio! Allo stesso modo tu pretendi che intrecci corone per te, dimentica della sua stirpe, una donna che donna non è, figlia delle nuvole fuggenti e del fiume sottostante.»

EROS

«Ho percorso per intero il globo terracqueo in cerca di una donna che fosse più che donna, che valesse ai miei occhi più della verde pianura e delle acque che scrosciano abbondanti a primavera. Io volevo una giovenca formosa che allattasse i miei figli, che mi desse una prole numerosa e giacesse con me paga del buon vivere in una casa sontuosa e ricca di servi. E’ questo chiedere troppo? Cos’altro potrà desiderare per sé una donna che abbia a lungo atteso che venisse un amante bellicoso a stringere i suoi seni rigonfi e a fecondare il suo grembo impaziente?»

TANATOS

«Tu vaneggi, alla maniera dei mortali, che tutto credono di sé, tutto sperano e mai indugiano sulla riva del fiume, a considerare da quale stirpe discesero e cosa possono ambire tra i boschi e le rive scoscese dei fiumi in piena. Tra le vie del cuore che non si incontrano mai, tu contempla pure la tua condizione erratica ed effimera. Tu non nascesti se non a questo affanno. Altro non ti è stato concesso: desiderare.»

EROS

«E sia come tu dici, Tanatos. Dovrei abbandonare l’agone amoroso e ritirarmi nei boschi e tra le rive dei fiumi lungo le quali nacquero dei ed eroi e le ninfe chiamate Oreadi e Naiadi? Anch’io, come lei, dovrei ritrarmi di fronte al diniego e al silenzio delle cime dei monti? Non batteranno più i venti le sommità inaccessibili delle catene boscose? A quale dio dovrò votare il silenzio che seguirà, perché in un altro evo possa finalmente trovare la donna che riscalderà il mio letto in fiamme?»

TANATOS

«Tu sai che alla sorte non si sfugge. Non son uso intenerirmi su un capriccio. Non osare mai più volgere gli occhi impudichi al cielo!»

EROS

«Tu chiedi troppo, Tanatos.»

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